Ecco che Egeria, dopo una sosta più lunga del previsto, riprende finalmente il suo pellegrinaggio. Fra l’ultimo numero della vecchia serie e il presente fascicolo - che inaugura la nuova - non vi è solo il passaggio dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Arezzo a quello della Toscana, e nemmeno (non sarebbe poco) la costruzione della nuova comunità accademica che - pur non senza qualche fatica - ha ora il sapore di una fraternità che coinvolge studenti e docenti dei nostri quattro poli in quel di Arezzo, Firenze, Pisa e Siena. Egeria riprende il suo cammino nel pieno di una pandemia che - al di là di ogni vuota e inopportuna retorica - sta segnando il passaggio a qualcosa di nuovo. Non sappiamo se in meglio o in peggio, ma siamo perfettamente consapevoli che ciò dipende dall’uomo, da ciascuno di noi, in grado di segnare un’era geologica e conseguentemente di decidere un'evoluzione armonica del creato oppure moltiplicare tragedie.
Nel nostro piccolo, come fraternità accademica, vogliamo abitare - nella misura delle nostre possibilità - con intelligenza e misericordia, questo tempo così complesso che vogliamo gravido di futuro. È una esigenza d’amore germinare futuro e un dato di realtà essendo la nostra soprattutto una comunità studentesca!
Del resto questa è la vocazione di questa rivista, con la sua particolare mentore, fin dall’inizio: «per la sua intelligenza e per la sua fede Egeria ci accompagna, fin dai primi passi: [...] ci piace immaginarne il coraggio e la libertà, qualità che certamente la rendono più vicina allo spirito di Abramo che a quello dei moderni pellegrinaggi devoti, [...] uno spirito che ha segnato (non senza contraddizioni) la storia della diffusione della Buona Novella, e in modo del tutto speciale la storia d'Europa. La peregrinatio dice molto, oggi, alla ricerca teologica e al pensiero dei cristiani: si tratta di abbandonare terre conosciute e di percorrere i sentieri ancora per tanti versi inediti della globalità; si tratta non solo di accogliere ma anche di scoprirsi nella necessità di farsi accogliere; si tratta di camminare con fiducia nell'orizzonte della Promessa: in obbedienza alla Parola, nell'indagine della millenaria Tradizione del Vangelo, pronti a rendere ragione di una Speranza che non indietreggia di fronte alla complessità, né si arrocca in se stessa, ma la attraversa con coraggio e libertà!» («Egeria» 1(2012),10).
In questi nove anni abbiamo attraversato deserti, salutato amici e compagni di strada (vogliamo qui ricordare fra tutti il cardinale Carlo Maria Martini), abbiamo gioito della rinnovata ricezione del Concilio Vaticano II inaugurata dal pontificato di Francesco. Riprendiamo il cammino. La nostra bisaccia è fortunatamente alleggerita: ci sappiamo ancora più liberi perché ancora più convinti che senza il coraggio della libertà non renderemo un servizio autentico e buono alla Chiesa e alle donne e agli uomini del nostro tempo e in particolare alle nostre studentesse e ai nostri studenti. Certamente nella bisaccia conserveremo sempre la Parola di Dio, ricevuta dalle madri e dai padri ma sempre nuova. Tutto il resto può e deve cambiare e arricchirsi. Nuova è la redazione e la sua segreteria; nuovi quindi saranno anche i contenuti e lo stile di questi editoriali perché nuovo è il direttore, professor Giovanni Ibba, al quale con gioia e gratitudine, il vecchio direttore cede ora la parola.
Ringrazio di cuore il direttore uscente, professor Marco Giovannoni, per l’attenta e proficua conduzione di Egeria dall’anno della sua fondazione, per la fiducia e il sostegno che mi accorda. Nel tempo Egeria ha dato alla luce fascicoli con contributi incisivi, e anche numeri monografici importanti; ne ricordo qui solo due: quello sulla violenza sulle donne, dal titolo Violenza e amore tradito, uscito nel numero doppio 8-9 del 2015-2016; e quello dal titolo Giuseppe Dossetti e il Medio Oriente, apparso nel numero 11 del 2017.
Come ha ricordato Giovannoni, Egeria è stata espressione dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Arezzo, adesso dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana, struttura interna della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, la quale unisce alla città natale della rivista i poli di Pisa, Siena e Firenze.
Egeria abbraccia ora i risultati delle attività di ricerca di molte discipline scientifiche che si occupano di religione, come la sociologia, l’antropologia, la filosofia, le discipline storiche, le scienze bibliche, la filologia, quelle che si dedicano all’arte e alla letteratura. Questo è il motivo per il quale, sotto al titolo Egeria, c’è adesso il sottotitolo «Rivista di Scienze Religiose». È una rivista che accoglie contributi non solo italiani, ma anche stranieri. La qualità dei lavori che giungono alla redazione è garantita da un ampio comitato scientifico che li valuta col sistema, riconosciuto internazionalmente, del così detto peer review.
In questo tempo di passaggio, duro ma fecondo, per certi aspetti pionieristico, è stato messo sulla nuova copertina un logo. L’ispirazione è giunta da un affresco pompeiano, molto noto, rappresentante una giovane donna che tiene nelle mani un pennino e delle tavolette cerate. Grazie al suggerimento di Marco Giovannoni, questa immagine è stata proposta ad una artista, Elena Manganelli, scultrice e monaca agostiniana nel monastero S. Antonio da Padova di Pennabilli, perché la ricreasse con la sua sensibilità, divenisse unica, come la rivista. Il risultato, come si può vedere nel logo derivato dal suo disegno, è straordinario. La donna ha occhi intelligenti, curiosi, è bella. Sullo sfondo Gerusalemme, la moschea della spianata del Tempio e, intorno, i tanti, troppi, palazzi costruiti attorno. Sotto le tavolette cerate che tiene in una mano, un cellulare. Una donna di oggi; una rivista contemporanea. È Egeria, sempre in peregrinatio, con la punta del pennino nelle labbra, pronta a scrivere.
Marco Giovannoni – Giovanni Ibba
Dall’editoriale di Egeria X/14 (2021)